Il senso della figurazione

Sabato 13 maggio, alle ore 21, finissage della mostra di Tindaro Calia, dedicata al suo percorso artistico di approfondimento dell'indagine sulla figura umana. La mostra prosegue fino al 14 maggio 2017.

Il senso della figurazione

La mostra, inaugurata il 21 aprile, offre un percorso significativo attraverso l’opera di Calia, mettendo in evidenza la profondità dell’esperienza creativa e della ricerca espressiva trasferite, nel corso del tempo a cominciare dagli esordi della fine degli anni Settanta, in esiti artistici di grande maturità tecnica e di sostenuta tensione poetica.
Del resto, la cifra impressa da Calia nelle sue opere si è definita grazie all’ampiezza dell’orizzonte culturale e professionale esplorato ed esperito in quasi quarant’anni d’impegno artistico. Un impegno assiduo, che non ha trascurato praticamente nessun ambito dell’elaborazione e della riflessione artistica. A fianco della densa attività espositiva e alla partecipazione a concorsi internazionali, infatti, le esperienze compiute da Calia in ambito teatrale con Giorgio Strehler – con cui ha collaborato come aiuto scenografo – hanno costituito un’estensione peculiare, tuttora operante, nei registri espressivi della sua pittura.

Il senso della figurazione costituisce, dunque, un sommario attuale dell’indagine di Calia sulla figura umana come elemento centrale, insieme punto di partenza e di arrivo della realtà. Come mette in luce, infatti, il critico Giorgio Seveso parlando di Calia nel testo di presentazione della mostra: “«Al centro del suo cuore e della sua sensibilità d’artista continua a esserci il corpo umano, come specchio e sintesi di ogni sentimento e di ogni giudizio, come ragione di ogni poetica». Una centralità, tuttavia, che non è rimasta statica ma si è precisata e problematizzata. Come scrive ancora Seveso: «Queste sue odierne apparizioni figurali, proprio nella loro precarietà, nella loro fragilità trafitta, nella loro dimessa “verità”, sono appunto geometrie emotive ricostruite al calore di una visione che dimostra di aver compreso quanto e come le “apparenze” della realtà siano, in arte, uno dei tramiti più efficaci, se non l’unico possibile, per impadronirsi a fondo della realtà stessa, per poterne fare poesia d’immagine senza tradimenti e senza letteratura».

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