Africa. Arte e Missione
Sabato 25 marzo alle ore 17, viene inaugurata in Bipielle Arte la mostra di Luigi Poletti dedicata alla sua scoperta dell'Africa collegata all'esperienza artistica presso le missioni comboniane in Togo. La mostra prosegue fino al 9 aprile 2017.
La rassegna documenta un lavoro artistico di circa vent’anni, realizzato a più riprese da Luigi Poletti, presso le missioni comboniane del Togo. In mostra sono esposti bozzetti, schizzi preparatori e documentazione fotografica dei lavori realizzati nelle chiese delle missioni, a stretto contatto con le comunità locali, oltre a quadri della produzione recente dell’artista sui temi dell’Africa. La mostra è curata da Mario Quadraroli.
L’esperienza di Luigi Poletti in Africa e l’arricchimento del suo percorso artistico sono riassunti nelle parole del missionario comboniano Padre Elio Boscaini, redattore del mensile Nigrizia: «m’è successo in Africa di fare un incontro che ha dato vita a un’amicizia che dura nel tempo, perché fondata sull’incanto di quella bellezza e vita che il continente porta con sé. Ho sempre considerato un dono l’incontro con Luigi Poletti. E il suo ricordo è ancora vivissimo in me, perché mi son trovato di fronte a occhi ricolmi dello splendore dei colori d’Africa. Quasi che la sua arte avesse bisogno, per esprimersi al meglio, del calore dell’Africa con la sua terra e i suoi colori, il suo mare e le sue colline, con la sua gente ricolma di gioia di vivere, dei colori della danza, della bellezza delle sue donne.
Che l’arte sia un linguaggio universale è provato anche dal contatto di Poletti con la gente d’Africa. La parola certo è importante, ma ancor più lo sono gli sguardi, la simpatia, il rapporto immediato con i volti e i… colori. Ed eccomi a rivedere quel missionario, fratel Virginio Negrin, costruttore di chiese e cattedrali, che a Tabligbo, cittadina del sud del Togo, a un Poletti che non vede altra decorazione che quel crocifisso che domina solo dall’alto, dice: “Ma io vedo al suo posto i tuoi quadri”.
Scommessa mantenuta.
E oggi da quel presbiterio che domina l’assemblea orante di Tabligbo, domina un trittico consacrato allo Spirito Santo, patrono della comunità, che a me piace definire il capolavoro dell’artista Poletti, che ripropone l’Annunciazione, la Pentecoste e il Battesimo di Gesù. Con personaggi reali, dove la gente riconosce la maestra della scuola di formazione per le ragazze, il cuoco, il falegname, l’autista della missione e, naturalmente, i missionari che di Spirito vengono colmati. E non manca la firma di Luigi che intercede l’aiuto dall’Alto.
Così, l’artista del colore, che del linguaggio parlato conosce il limite, si trasforma in missionario d’arte che lascia ammirata la gente d’Africa di fronte allo splendore dei colori e all’immediatezza delle immagini. Ammirati, gli africani, e sorpresi dal colore, dalla tecnica espressiva, dalla manualità di questo graveur che è Poletti.
Nell’attesa che un Raffaello nasca in Togo, gustiamoci i colori e quelle figure che ci fanno sentire più vicini al bello. Sì, la bellezza salverà il mondo.»
Luigi Poletti, profondamente consapevole di quanto l’Africa abbia segnato la sua esperienza umana ed artistica ha deciso di realizzare questa mostra all’interno di uno spazio espositivo che gli permettesse di esprimere al meglio il valore della sua esperienza: «fin da piccolo sono stato attratto dal fascino dell’Africa, complici l’incontro a Vigarolo con Padre Gonfalonieri e i racconti di mio padre Guido che per anni lavorò tra Eritrea, Etiopia e Somalia. Ma nel 1989, unendomi occasionalmente ad un gruppo di volontari lodigiani, ho avuto l’opportunità di incontrare “l’Africa”. Non quella edulcorata delle agenzie di viaggio, ma quella reale. Ed è d’allora che mi sono recato più volte laggiù, per rendermi utile per quello che so fare, ma ho potuto ispirarmi per le mie opere e conoscere quelle meravigliose persone che sono i missionari.»