Centocinque
Venerdì 15 febbraio alle 17,30 inaugurazione della mostra fotografica “Centocinque", di Alberto Martinenghi. Fino al 10 marzo 2019 Sabato 23 febbraio sarà ospite alle 16,30 il Fotografo Tony Hassler per una conversazione sulla comunicazione attraverso l'immagine. Accompagnamento musicale di Riccardo Acciarino.
Presentazione a cura di Marina Arensi
La realtà, in fondo, è solo un punto di partenza. Anche per la fotografia, che può provare ad allontanarsi dalla fisicità più riconoscibile attraverso immagini che preferiscono alludere, suggerire ricordi e stati d’animo; o focalizzarsi su una parte del tutto suscitando nello spettatore interrogativi, e il desiderio di chiedersi perché.
Se una foto non suscita domande, comincia e finisce in sé. E’ questa la riflessione che ha animato la ricerca di Alberto Martinenghi, stimolo e obiettivo dai quali sono nati gli scatti confluiti nella mostra che ne sintetizza il numero nel titolo “Centocinque” , un racconto sviluppato dai primi anni duemila a oggi documentando tra sezioni tematiche, sintetici reportage e immagini sparse il senso di un’evoluzione.
L’autore lodigiano ha esplorato in quarant’anni di appassionata ricerca gli aspetti della fotografia contemporanea, dagli scatti naturalistici al reportage e al ritratto, dalla moda alla pubblicità: un itinerario di ampia diversificazione tematica e di progressiva padronanza dei segreti della tecnica, che gli ha permesso di elaborare un personale linguaggio definibile come un modo di essere, tanto le scelte espressive si avvertono in sintonia con la sensibilità della sua persona. Quando l’obiettivo di Martinenghi inquadra la schiuma delle onde e registra il gioco delle acque in movimento, segue solitarie presenze sulle spiagge, si addentra nelle strade delle periferie cittadine o si perde nelle nebbie della pianura, a dirigerlo è uno sguardo che non ha perso la capacità di meravigliarsi: e lo stupore nei confronti della unicità del circostante lo indirizza verso procedimenti che limitano al minimo qualunque intervento di post-produzione.
Caratteristica della fotografia è di avvenire solo in presenza del soggetto, nel “qui e ora” affascinante che ferma un lacerto di tempo destinato a rimanere un “unicum”, nell’inesorabile “tutto scorre” esistenziale. E’ questo il grande privilegio del fotografo, che può diventare anche un limite quando l’autore avverta il desiderio di lasciare sedimentare ciò che è inquadrato dall’obiettivo: non gli è dato, come succede al pittore, di realizzare immagini a memoria.
Può però cercare le condizioni che gli consentono di connotarle di vissuti personali, di imprimervi turbamenti scegliendo le luci, le condizioni atmosferiche, le prospettive e i punti di vista: i luoghi parlano e lui li ascolta, sapendo che fotografarli vuol dire anche discorrere dell’oggi e dell’uomo, nel gioco di presenze-assenze esaltato dalla scelta espressiva del bianco e nero che sottraendo il dato visivo del colore moltiplica la capacità evocativa dell’immagine.
A volte, selezionare una porzione della scena vuol dire comunicare o suggerire qualcosa in più, perché la fotografia rivendichi ancor più fermamente il suo non essere un semplice specchio che riflette la realtà: ecco allora comparire nel repertorio di Martinenghi anche brani di lettura meno immediata, dove il colore è presente in tocchi misurati. Particolari ottenuti partendo dal reale o dall’immaginazione che li ha poi cercati nella complessità? Disciplinato a osservare, l’occhio dell’autore li ha catturati senza intenzioni ragionate: con l’immediatezza di chi ha imparato a guardare la realtà per conoscerla; e anche, un po’, per conoscere se stesso.
gennaio 2019